L'etimologia


Andare sulle tracce delle parole dialettali è un compito avvincente, spesso divertente, ma il cammino a ritroso non è sempre così chiaro e cadere in fallo è facile. Mettiamo subito dunque le mani avanti a giustificare fin da ora eventuali, anzi certe, imprecisioni.

a. I vocaboli

La gran parte del vocabolario pergolese, come l’italiano, è di origine latina. L’etimologia del suo lessico ricalca quello del toscano, con alcuni termini differenziati localizzati nell’area umbra ed altri, ma in misura minore, in quella romana. È evidente pure che l’eredità greca ricopre una parte importante anche nella nostra parlata.
 Elementi delle antiche lingue italiche sono entrati nel latino, come lupo, mezzo, bifolco (dall’osco-umbro) o persona, mattone, taverna, popolo (dall’etrusco).
Pochi termini prettamente dialettali di origine celtica ci sono arrivati, ma sia il latino che il toscano ne registrano numerosi (camminare, miniera, carro, allodola, pezzo, lancia). L’influsso dei Senoni è rimasto nel sostrato, tanto che il pergolese viene inserito, pur tra i dubbi di alcuni studiosi, nel gruppo gallo-italico, sottogruppo gallo-piceno. Ma se la classificazione dei dialetti marchigiani è ardua, lo è ancor di più per il pergolese.
Vediamo alcune voci dialettali di origine celtica che sono giunte a noi tramite il latino
torqulata dal latino TORQUEM (collare celtico)
bedollo dal latino BETULLA, dal celtico *BEITH
bicche dal latino BĒCCUM, dal celtico *BACC- (gancio).
Altri di origine celtica invece non sono legati al latino
bebbla dal celtico *BEBLIEN (farfalla)
bregno dal celtico *BREIAN (trogolo).
Dunque, come l’italiano anche il pergolese usa vocaboli dalle più disparate provenienze: il persiano (da dove ha preso arancia, scacchi, spinaci, mago, asparago), l’ebraico (sabato, pasqua), il fenicio (sacco), l’arabo in particolare (zucchero, quintale, alcool, magazzino, ragazzo, sciroppo, cotone). Ispanismi sono ben radicati anche nel nostro dialetto: tra questi patata, regalo, baccalà, compleanno, sigaretta, galera, maniglia.
Moltissimi  gallicismi sono invece entrati col tempo nell’italiano tramite il provenzale e il francese: parlare, sveglia (vejà), damigiana, formaggio, comò, tovaglia, cuscino, stoffa, carabiniere, cravatta (gravattino), liquore, ragù, persiana, gabinetto, litro, garage, camion 
Alcuni termini dialettali di origine latina entrati dalla Francia
bascola dall’antico francese BASCULE (altalena)
zozzo dal provenzale SOTZ (sudicio)
magnà dall’antico francese MANGIER, dal latino MANDUCARE
bretta dall’antico provenzale BERRET, dal tardo latino BIRRŬS (mantello con cappuccio)
carincone dal provenzale CARINCON (piagnucolone)
cunile dall’antico francese CONNIL, dal latino CUNĪCULUS
cendra dall’antico francese CENDRE, dal latino CĬNEREM (cenere).
Questi invece non sono di origine latina, ma vengono sempre dal francese
gargamella dal toscano GARGANELLA, dal francese GARGOTE (bettola)
potacchio dal toscano POTAGGIO, dal francese POTAGE (una sorta di minestra)
dingolà dal toscano DRINGOLARE (tentennare), dal francese DÉGRINGOLER (ruzzolare, a sua volta dal medio olandese CRINKELEN, fare dei giri)
brencio dal toscano BRONCIO, dall’antico francese EMBRONCHIER (vacillare, essere pensieroso)
piccimbrojo dall’antico francese BROUILLER (mescolare)
bufa dal toscano BUFARE, dal francese BOUFFER (sbuffare).
Significativa dal punto di vista lessicale è pure l’influenza germanica, priva di scrittura ma che ha riversato nella lingua di Roma un gran numero di voci. Quelle popolazioni hanno arricchito il volgare, compensandolo per la perdita di molti elementi del latino classico. Molti sono i germanismi entrati nel latino volgare o nel toscano tramite le sedimentazioni dei Goti, dei Longobardi e dei Franchi: vanga, zuppa, rubare (rubbà), marca, bosco, guardare, ringhiera (linghiera), raspare, guerra, nastro, sapone, stanga, trincare, zolla, foraggio (tritaforaggia), greppia, sala, staggia, mucca, albergo, scaffale, arrosto, breccia, fiasco, guercio, stalla, bianco, crusca, guancia, balcone
Alcuni vocaboli di origine gotica sono entrati nel pergolese
aranciasse dal francese ARRANGER, dal gotico HRING (anello, poi assemblea, da cui rango)
sparagnà dal gotico *SPARAZ (moderazione, frugalità)
cionco dal gotico HANKA (tibia, coscia)
bagajà dal francese BÉGAYER (balbettare)
bazza dallo spagnolo BAZA, dal gotico BAZZE (guadagno)
sgugnolà dal gotico WEIL (lamentarsi)
alcuni di origine longobarda
sprangà dal longobardo *SPANGA (traversa, sbarra)
stracco dal longobardo *STRAK (stanco)
trocco dal longobardo *TROG (madia)
visciolata dal longobardo *WIHSILA (visciola)
magone dal longobardo  *MAGO (gozzo) o dal germanico MAGEN (stomaco)
strozzà dal longobardo *STROZZA (gola)
schina dal longobardo *SKËNA (schiena)
troscia dal longobardo *TRAUSJAN (cadere)
o di origine francona giunti tramite varie lingue
baulle dallo spagnolo BA(H)ÚL , dal francone *BAHUR (custodia)
ruspone dal toscano RASPARE, dal francone *HASPA (brancolare)
bréga dal francone *BREKA (scheggia)
loggià dal toscano ALLOGGIARE, dal francese LOGER, dal francone *LAUBJA (pergola)
buttà dall’antico provenzale BOTTAR, dal francone *BOTAN (germogliare)
trapplone dal francese TRAPPE, dal francone *TRAPPA (trappola)
ciloffo dal toscano arcaico, dal francone *SILOF (sonno)
bocata dal toscano BUCATO, dal francone *BUKON (immergere)
sguillà dal toscano SGUILLARE, dal francone *WELLAN (scorrere).
Delle voci pergolesi sono di radice latina, ma non le riscontriamo altrove
bagolata (legnata) al latino BĂCŬLUM (bastone)
pauppa (massa di capelli spettinati) dal latino UPUPĂ
birarelle dal tardo latino GYRARE, dal greco GYRUS (giro)
plòja nel senso di noia, uggia, dal toscano arcaico PLOIA (pioggia)
scióne dal greco SIPHONOS, dal latino SĪPHO (tubo)
billasse (dispiacersi) dal latino BĪLIS (bile)
badalucco dal toscano arcaico BADALUCCARE (badare, stare a guardare)
vulicchià dal latino VOLVĒRE (avvolgere)
arola (focolare) dal toscano ARULA
bója (crosta di ferita) dal latino BULLA (bolla).
Altre sono invece comuni con l’umbro moderno, ma di dubbia origine latina
paluginà dal toscano BALUGINARE (vederci male)
gotano dal toscano COTANO (ciottolo) 
grella dall’arcaico toscano GRILLARE (bollire, fermentare; sobbalzare)
blogiotto dal toscano arcaico BROGIOTTO (tipo di fico)
sciamenato dal toscano SCIAMANNATO.
Alcune voci dal latino sono entrate nel toscano e giunte nell’ eugubino, ma presenti anche nel perugino, nell’alto-tiberino e talvolta nell’anconetano e nel romanesco
careggià dal toscano CARREGGIARE, dal latino CARRUM (carro)
moccioloso dal latino MŬCCEUS (muco)
lellera dal toscano ELLERA, dal latino HĔDĔRA (edera)
scarogna dal toscano SCALOGNA, dal latino CALŬMNIA (raggiro, frode)
sciuttà dal toscano ASCIUTTARE, dal latino EXSUCĀRE (asciugare)
colcasse dai toscani COLCARE e CORICARE, dal latino COLLŎCĀRE (sistemare)
fugge dal latino FUGERE (fuggire)
bubblà dal toscano BUBBOLO (tipo di sonaglio), dal latino BUBO (gufo)
strongà dall’umbro STRONCÀ, dal latino TRUNCĀRE
ombrasse dal popolare toscano AOMBRARE, dal latino ĂDUMBRĀRE (abbozzare)
bastignà dall’antico toscano BESTEGNARE, dal latino volgare BLASTEMARE
dacquà dal toscano ACQUARE (innaffiare, abbeverare), dal latino ĂQUĀRI (fare provvista d’acqua)
vendegnà dal latino VINDĒMIARE
fustigone dal toscano FUSTICONE, dal latino FUSTIS (bastone) 
guernà dal latino GŬBERNĀRE (governare)
impestà dal latino PESTIS (puzza)
capicce dal toscano CAPIRE (contenere), dal latino CĂPĔRE (prendere)
sturbo dal latino TURBĀRE.
Sono ancora molto popolari, come abbiamo già visto negli aspetti linguistici, alcuni prestiti dal toscano
la troscia, piccià, discorre, ‘l cacio, i cenci, tristo, la ciucca, bufa, sciapo, l’uscio, i ciaffi, ‘n cembolo, la grascia, ‘n ciampanella, ce gode, le pocce, la bardella, sgrullà, le gricce, cencinquanta, ‘na sveccionata...
Numerosi sono pure i termini di origine latina non entrati nel toscano ma condivisi con l’eugubino o il perugino, e talvolta con il romanesco
gimmo dal latino ĪMUS (andiamo)
gite dal latino ĪTIS (andate)
arcutinà dal latino CUTEM, dal greco KYTOS (cute, pelle)
nvelle dal latino  IN UBI VELLES (in nessun posto)
pagino dal latino OPACIVUM, da OPACUM (opaco, luogo in ombra)
mucinà dall’umbro SMUGINÀ, dal latino MISCĒRE o dal basso latino MACINA   
nengue dal latino NINGUIT (nevica)
plancica dal romanesco PELLANCICA, dal latino PANTEX (pancia, intestino)
carestoso dal latino medievale CARISTIA (mancanza)
pinara dal latino PLENA (piena)
lamà dal latino LAMA (palude, pantano) , dal proto-germanico *LEIMAZ
prescia dal latino volgare *PRESSIAM (fretta)
sbagajà dall’umbro BAGAJÀ, dal latino BACCHĀRE (schiamazzare).
Altre voci in comune con l’eugubino, non toscane
‘l mecqulo, arcaccià, ‘l rusume, arpone, bagajà, lo scorcello, fjà, compone, ‘l rinfaccio, ce scote, sgravà, arconcià, le bicciche.
Prestiti dal romanesco non presenti nel toscano
la parnanza, la scucchia, ‘n antro, i buffi, la caciara, ‘n cazzabubbolo, lo zompo, magara, ‘na micragna, la misticanza, la panzanella, i versacci, disgraìto, la cagnara, spiccià casa, begalino, lo sturbo, la gnagnarella.
Infine, alcuni termini che hanno delle particolarità, per origine o per diffusione
guluppa è comune nella fascia anconetana da Fabriano a Filottrano, viene dal toscano VILUPPO (insieme disordinato di cose), oppure da RAGGRUPPARE, come nel ligure corrispondente MANDILLU DA GRUPPU (si ritrova nel provenzale AGOULOUPAR)
scirisciola comune al fanese, viene forse da CIRICÌ, il verso della capinera 
ciavatta dal toscano CIAVATTA, dall’arabo SABAT, dal persiano CIABAT (calzatura)
mattra dal latino MAGĬDA, dal  greco MAKTRA (madia), comune anche nel napoletano e nelle Puglie
scapecciato (spettinato) si riscontra solo nel napoletano SCAPRICCIATO
giòdeco (scapolo) riferito probabilmente a san Jodoco, figlio del re di Bretagna
sàntolo (padrino) è diffuso anche in Veneto
delma è comune al lombardo DIMA (sagoma, forma), dal greco DEIGMA (mostra, campione)
saracca dal toscano SALACCA, dallo scozzese SILLOK (tipo di pesce), è comune con l’umbro e con il piemontese
sgolfanato dal toscano arcaico GOLFO (aggettivo: pieno, ben pasciuto), è ricorrente nelle province di Pesaro e Ancona
bricocqula dall’arabo AL-BARQŪQ (albicocca), dal greco bizantino PERIKOKIA, a sua volta dal latino PERSĬCA PRAECOCĬA (pesche precoci)
munello è di origine incerta, forse dal latino MONEDULĂ (gazza), o forse un diminutivo di Simone, o forse una derivazione dallo spagnolo MONA (scimmia)
sprovengolo vocabolo dalla provenienza misteriosa, ben diffuso nell’anconetano, forse dal latino IMPROVISUS (inatteso, imprevisto)
anicò è la contrazione tra ogni e cosa
melangola (il cetriolo, comune nell’anconetano) e gumarello (tipico del pesarese) confermano il pergolese come dialetto di confine.


b. I toponimi

I nomi dei luoghi geografici dicono molto di un territorio, ne raccontano la storia e le caratteristiche.
L’idronimo Cesano è il latino Suasanus, il fiume della città romana di Suasa; Cinisco forse dal latino CĬNIS (ceneri), quindi un luogo di sepoltura.
Tra le ipotesi dell’oronimo Catria la forma umbra e poi latina di CATHEDRĂ (sedia, sella), oppure una derivazione della voce greca HATRIA, da cui anche il nome Adriatico. Acuto è più semplice, ci dice la sua forma. Il toponimo monte- (Mont-) ovviamente è ben presente
Monte Secco, Monte Rolo, Monte Vecchio, Monte Ajate, Monte Maggio, Monte Insico, Monte Gherardello, Monte Episcopale, Monte Romano, Monte Rotondo, Monti Castellari...
Anche i toponimi con suffisso –eto sono frequenti in tutta Italia. Nel territorio pergolese e nei suoi dintorni ne esistono diversi
Grifoleto, Canneto, Faeto, Mandorleto, Lastreto, Carpineto, Cerqueto, Sterleto, Cartoceto
con significato di luogo dove crescono piante o vegetali, tranne forse gli ultimi due.
Altri nomi che si ricollegano a uno o più evidenti elementi del paesaggio
Serra Spinosa, Valrea, Fontebona, Il Sasso, Il Poggio, Valdarca, Serralta, Ripalta, Bellaluce, La Rossa, Sassaiola, Colventoso, Acqualbella, Il Vado, Bellaluce, Piani Rotondi, La Piaggiola.
o a una caratteristica del luogo
Osteria del Piano, Madonna del Piano, Lanaro, Bottaro, Mezzanotte, Rota, Pian dell’Abate, La Romita, Torricella, il Bifolco, Castagna, Col del Lupo.
Tarpea si rifà alla romana RUPES TARPEIA, la celebre rupe Tarpea del Campidoglio
Chiandida dal tardo latino CLANDIDA, forse per candida, risplendente
Fenigli deriva dal latino FENILIA (fienile, granaio)
Pantana dal tardo latino PANTANUM (terreno paludoso)
Cicula forse da CICOLO (il cicciolo del maiale) o dal latino CĬCŬR (riferito ad un animale addomesticato)
Libanoto così era chiamato anticamente il rosmarino, ma più probabilmente è un altro nome per il vento garbino
il Vado probabilmente da guado
Nidastore dal nido dell’astore
Loretello da un piccolo laureto
Monte Maggio era un tempo Monte Maccio, da un antroponimo
Caiolite si rifà alla scaglia rossa
Ganga è il materiale di scarto dei minerali
Montajate forse dall’antico termine AIATO (andare aiato = vagare, girare intorno), piuttosto che dalla voce verbale tagliato
Cuppio indicava un’arnia per le api dalla forma di coppa rovesciata
Barbanti viene forse dall’antroponimo Brabante
Monterolo era anticamente Riolo, riferito a un piccolo torrente
Molleone era il Monte Leone
i Viticchi da viticci, i fili dei tralci delle viti
Cantarino è l’uccello canterino, il cantaiolo
Percozzone forse dall’aggettivo latino PERCOCTUS (esposto al sole, riscaldato)
Bellisio potrebbe rifarsi alla voce indoeuropea *LIS (piano, fluido) e quindi indicante un luogo dove l’acqua scorre lentamente; o forse come esito da Belisario, il generale bizantino.
Altre località hanno nome curioso (le Lame, i Magnoni, forse un antroponimo) o di incerta etimologia (Ferbole, forse dall’azione del ferro, cioè dell’aratro, o Tarugo, voce presumibilmente celtica indicante un tronco di albero).
E Pergola, per finire, il cui nome deriva dal pergolato della primitiva chiesa di Santa Maria di Platea Magna.


c. I cognomi

All’origine di Pergola i cognomi o i patronimici furono di provenienza eugubina, portati da nobili ma soprattutto da com-mercianti e artigiani:
Alberici, Aldovrandii, Alexandri, Angeli, Antonelli, Barbarini, Bartholi, Bartholutii, Bastardi, Benamati, Bencevenne, Bentivoglio, Benvenuti, Berardi, Bonacursi, Bonafilli, Bonajunte, Bonajuti, Bonavere, Brandi, Brunatii, Bucari, Carlutii, Claudii, Clerici, Coradi, Cristiani, Fabiani, Federici, Filipputtii, Franceschi, Franciscelli, Gabrielli, Galli, Gambioli, Gaugelli, Gentilini, Golfi, Gorgori, Gradoli, Guerutii, Guidi, Guidepti, Iacobutii, Iacomelli, Iohannis, Iorgi, Iuntoli, Lupatelli, Lutii, Martini, Ma-thioli, Mattei, Michelutii, Montaini, Munaldi, Neranii, Offedutii, Orlandi, Pagutii, Paganutii, Paulini, Paulutii, Pergulutii, Perusini, Petrutii, Raganelli, Raineri, Ranerii, Ranutii, Rofini, Ru-sticelli, Salmici, Salvutii, Salvecti, Sectoli, Setembrine, Solustri, Tomassoni, Ugolini, Ugolinelli, Vanni, Venture, Venturatii, Venutoli, Vitali, Zagni. 

Il tempo li ha poi arricchiti, modificati o perduti. Le varianti sono molteplici: ad es., da Baldo si sviluppano Baldini, Balducci, Baldoni, Baldelli, ecc. Come si nota, la gran parte di essi presenta la pluralizzazione, cioè la -i finale.

Le origini dei cognomi (e dei soprannomi) pergolesi si riconducono, al pari di quelli italiani, a quattro gruppi fondamentali:

a) per patronimico
da nomi latini, talvolta con radice greca o di comparsa medievale
Mattei, Luzi, Claudi, Giorgi, Cesari, Gregori, Mariotti, Polidori, Andreoli, Taddei, Ascani, Renzi, Binotti, Blasi, Cataldi, Vagni
- con desinenza -ini
Albertini, Valentini, Filippini, Paolini, Agostini, Ruffini, Cini, Giannini, Franceschini, Battistini, Calandrini, Merlini, Cecchini, Bartolini
- con desinenza -elli
Marcelli, Antonelli, Giacomelli, Mencarelli, Gabrielli, Sebastianelli
- con desinenza -ucci
Paolucci, Bartolucci, Bucci, Marcucci, Pierucci, Sabbatucci, Bellucci
- con desinenza -etti
Nicoletti, Marchetti, Franceschetti, Cameletti, Lorenzetti
- con desinenza -ani
Luciani, Graziani, Magnani, Giuliani, Mariani, Ottaviani.
Tipiche varianti medievali sono De Santis, De Angelis, De Bellis. Dominus Michellus diventa Domenichelli, Dominus Ninus Donnini; Piero di Matteo diventa Piermattei, Piero di Simone Piersimoni
da nomi longobardi o franchi
Berardi, Ugolini, Corradi, Riccardi, Orlandi, Ginevri, Roberti, Pandolfi, Ranieri, Bartolini, Guidi, Federici, Anselmi, Nolfi, Contardi, Godi, Baldini, Gherardi, Rinaldi, Brandi, Carli, Ruggeri, Guerra, Albertini 
Non è raro trovare il doppio suffisso:
Cecchetelli, Belardinelli, Donninelli
b) per provenienza o toponimo
Frattesi, Romani, Cingolani, Loretelli, Corinaldesi, Maiolatesi, Barbaresi, Urbinati, Lombardi, Marchegiani, Romagnoli, Montesi, Marini, Carpineti, Venarucci, Ripalti, Fontana, Borri, Dallago, Villanelli, Casavecchia, Peruzzini, Romiti, Barbanti, Rovelli, Nagni
c) per mestiere o professione
Abbondanzieri, Carbonari, Pettinari, Ferri, Tinti, Orciari, Magnani, Spadoni, Cancellieri, Massaioli, Sartini, Campanelli, Bigonzi, Caprini, Buratti, Mazzarino, Bruschi, Concioli, Droghini, Molinari, Guazzugli, Vitaioli, Tenaglia, Tagliaboschi, Vergari, Fratini, Medici, Castratori, Massi, Olivieri, Mercanti, Rotatori
d) per caratteristica o attributo
Bruni, Rossi, Mancini, Vitali, Sperandini, Neri, Belli, Gentilini, Santi, Conti, Savelli, Ricci, Blasi, Mori, Fulvi, Orfei, Roja, Patacconi, Biondi, Barbadori, Longo, Fiorani, Bellagamba, Gili, Leprini, Galli, Ercolani, Lancia, Possanza, Feduzi, Boccanera, Prosperi, Venturi, Lattanzi, Fagioli, Spinaci, Tarsi, Gatti, Formica
Discorso a parte meriterebbero quelli inerenti alla comunità ebraica
Di Simone, Di Salomone, Di Moisè, Di Abramo, Da Porto, Camerini, Cagli, Vinciguerra, Levi, Moscato, Forti, Lattes, Manuelli, Sciamanna
oltre naturalmente a Pergola e Della Pergola.
Si possono rilevare, infine, cognomi con ogni probabilità determinati da trovatelli
Graziadei, Diotallevi, Esposto, Bonafede, Oradei, Bencivenni, Buonaccorsi, Amadei.